La celiachia (detta anche morbo celiaco) è un'intolleranza permanente al glutine, una proteina contenuta nel frumento, nell'orzo, nella segale, nel farro, nel kamut ed in altri cereali minori. Ciò rende tossici - nei soggetti affetti o predisposti - tutti gli alimenti derivati dai suddetti cereali o contenenti glutine in seguito a contaminazione. Il glutine, nell'individuo celiaco, è trattato come un agente infettivo e l'intestino tenue risponde alla sua presenza con una reazione immunitaria che ne causa il suo danneggiamento e la conseguente incapacità di assorbire altri nutrienti dal cibo. La malattia non ha una trasmissione genetica mendeliana, ma è presente un certo grado di predisposizione nei parenti degli affetti.
E' stato di recente proposto in Italia, così come avviene negli USA, l'utilizzo del sorgo nell'alimentazione dei celiaci. La “proposta” arriva da un progetto spin-off dell'Istituto di genetica e biofisica (Igb), del Cnr di Napoli.
"Il sorgo è un cereale normalmente utilizzato per il nutrimento di pollame e di altri volatili o, come foraggio", spiega Luigi Del Giudice dell’Igb-Cnr e responsabile del progetto, “ma di recente, negli Stati Uniti, sono stati selezionati e resi disponibili per la commercializzazione semi-ibridi food-grade, privi di glutine e di quei pigmenti che conferiscono al cereale il particolare colore rosso. Gli studiosi hanno evidenziato che tali varietà, oltre a essere idonee per i celiaci, presentano un alto contenuto di componenti anti-cancro; la semola derivata dal sorgo food grade possiede poi una elevata quantità di fibre dietetiche che la rendono molto apprezzata da tutti i consumatori. Tra i principali vantaggi per i pazienti celiaci spiccano il miglioramento qualitativo della vita e il risparmio nell’acquisto di tali prodotti che sono alla portata di tutti”. La farina di sorgo food-grade non è stata ancora introdotta in Italia. La prima ‘prova’ della filiera è partita in Campania, nei laboratori del Cnr: il sorgo dalle coltivazioni sperimentali di Foggia e di Ariano Irpino è arrivato sulle tavole sotto forma di biscotti, ben tollerati da alcuni pazienti celiaci campione che hanno potuto apprezzare le qualità del cereale.
lunedì 4 febbraio 2008
Dal sorgo nuovi alimenti per i celiaci
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Salvina
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giovedì 24 gennaio 2008
Caffeina e gravidanza
In gravidanza è bene non consumare o limitare al minimo il consumo di alimenti e bevande contenenti caffeina (caffè, tè, cioccolato, ecc.); è quanto emerge da un recente studio pubblicato sull' American Journal of Obstetrics and Gynecology, secondo il quale la caffeina passa attraverso la placenta, ma il feto non è in grado di metabolizzarla: questa sostanza potrebbe influenzare la crescita e la salute del feto, aumentando il rischio di aborto spontaneo. Lo studio condotto su 1063 donne incinte ha rilevato che il rischio di interruzione spontanea di gravidanza era maggiore per coloro che consumavano più di 200 mg di caffeina al giorno, rispetto a chi non ne assumeva. Il rischio riguarda soprattutto le prime dodici settimane di gestazione: il primo trimestre è, infatti, un periodo particolarmente delicato per la gravidanza ed è anche quello in cui il rischio di aborto spontaneo è più elevato. Quattro tazzine di espresso moka possono arrivare a contenere 300 milligrammi di caffeina, meno se si tratta di espresso bar, e comunque molto dipende dal tipo di caffè utilizzato. Al di là dei risultati ottenuti da questo studio sono da evitare inutili allarmismi. Un caffè, o una bibita contenete caffeina, se si assume ogni tanto con moderazione non creano particolari problemi di salute.
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Salvina
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