mercoledì 30 gennaio 2008

Frutta e verdura di stagione

Quando è il momento giusto per acquistare la frutta o la verdura?

Con le moderne tecniche di coltivazione, praticamente tutto l'anno, nei mercati, si trova la frutta di ogni stagione. Consumare, invece, frutta e verdura nel momento in cui sono maturi naturalmente, risulta più sano ed anche più economico, consentendo di risparmiare sulla spesa quotidiana.
Frutta e verdura possiedono alcune qualità che le rendono alimenti insostituibili ed essenziali per la nostra dieta:

- Contengono generalmente poche calorie;
- Garantiscono un buon apporto di vitamine, sali minerali e fibra;
- Idratano l’organismo, essendo composte soprattutto di acqua;
- Proteggono dall'azione distruttiva dei radicali liberi;
- Regolano la funzionalità intestinale.

Perchè si possa godere appieno di queste proprietà benefiche è necessario che arrivino fresche fino al consumatore, in modo da conservare le loro qualità nutrizionali.
Subito dopo la raccolta, per esempio, il contenuto di vitamina C inizia a diminuire velocemente;
pertanto, i prodotti consumati non freschi sono più “poveri” di nutrienti, dal momento che vengono trasportati per lungo tempo (spesso provengono da localià del mondo piuttosto remote) e comunque solitamente giacciono per molto tempo in magazzini bui e dalle condizioni di temperatura e umidità decisamente sfavorevoli.
Inoltre, molti di questi prodotti vengono coltivati in serra, dove si ha spesso una concimazione troppo abbondante e nei casi peggiori addirittura una coltivazione senza terreno, in cui le piante vengono alimentate direttamente tramite soluzioni di sostanze nutritive.
I prodotti che ne risultano sono solitamente di grandi dimensioni e di bell'aspetto, ma molto più scadenti dal punto di vista nutrizionale rispetto a quelli normalmente coltivati nei campi, in grado di assimilare dal terreno tutti gli elementi di cui necessitano e di maturare completamente.
Vediamo, allora, quali sono i mesi giusti per acquistare frutta e verdura:


Per quanto riguarda la frutta
:

FRUTTA

gen

feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
albicocche











angurie











arance











cachi











castagne











ciliege











fichi











fragole











kiwi











mandaranci











mandarini











mele











meloni











pere











pesche











susine











uva













Per la verdura:

VERDURE

gen

feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
asparagi











bietole











broccoli











carciofi











cardi











carote











cavolfiori











cavoli











cetrioli











cicorie











cime di rapa











cipolline











fagiolini











fave











finocchi











insalate











melanzane











patate











peperoni











piselli











pomodori











porri











radicchi











ravanelli











rucola











sedani











spinaci











zucche











zucchine













giovedì 24 gennaio 2008

Caffeina e gravidanza


In gravidanza è bene non consumare o limitare al minimo il consumo di alimenti e bevande contenenti caffeina (caffè, tè, cioccolato, ecc.); è quanto emerge da un recente studio pubblicato sull' American Journal of Obstetrics and Gynecology, secondo il quale la caffeina passa attraverso la placenta, ma il feto non è in grado di metabolizzarla: questa sostanza potrebbe influenzare la crescita e la salute del feto, aumentando il rischio di aborto spontaneo. Lo studio condotto su 1063 donne incinte ha rilevato che il rischio di interruzione spontanea di gravidanza era maggiore per coloro che consumavano più di 200 mg di caffeina al giorno, rispetto a chi non ne assumeva. Il rischio riguarda soprattutto le prime dodici settimane di gestazione: il primo trimestre è, infatti, un periodo particolarmente delicato per la gravidanza ed è anche quello in cui il rischio di aborto spontaneo è più elevato. Quattro tazzine di espresso moka possono arrivare a contenere 300 milligrammi di caffeina, meno se si tratta di espresso bar, e comunque molto dipende dal tipo di caffè utilizzato. Al di là dei risultati ottenuti da questo studio sono da evitare inutili allarmismi. Un caffè, o una bibita contenete caffeina, se si assume ogni tanto con moderazione non creano particolari problemi di salute.

mercoledì 16 gennaio 2008

Lo Yogurt


Lo yogurt è un alimento ottenuto dal latte, attraverso un processo, che prende il nome di fermentazione acido-lattica, operato da microrganismi (LAB), che scindono il lattosio, lo zucchero del latte, in acido lattico e glucosio. La riduzione del pH del latte, per effetto della presenza di acido lattico, determina la precipitazione e la coagulazione delle proteine del latte, con formazione di un gel.
La legge definisce yogurt soltanto il latte di vacca fermentato con i batteri Lactobacillus delbrueckii, subsp. bulgaricus e Streptococcus salivarius, var. thermophilus. La legge italiana prevede inoltre che tali microrganismi siano vivi e vitali (in grado di metabolizzare e moltiplicarsi) fino al momento del consumo. La densità cellulare, definita anch'essa per legge, deve essere uguale o superiore a 100 milioni di cellule (unità formanti colonia) per millilitro.
Nel caso in cui siano utilizzati batteri acido-lattici diversi (es. Lactobacillus acidophilus) si parla di latte fermentato e non di yogurt, tuttavia ciò non toglie che questi prodotti possano risultare migliori sotto un punto di vista gastronomico o nutrizionale.
Il prodotto finito ha un pH intorno a 3,9-4,3; è un ottimo alimento per coloro che presentano intolleranza al lattosio e che quindi non posssono assumere latte. E' un alimento molto digeribile, grazie al fatto che sia le proteine che i grassi sono parzialmente idrolizzati dai batteri acido-lattici (LAB).
I LAB, inoltre, determinano anche una variazione del contenuto in vitamina B12 e acido folico, rispetto al latte. Questi microrganismi, infatti, utilizzano nel loro metabolismo vit. B12 (che quindi nello yogurt è in concentrazione minore), e producono acido folico (che è più concentrato nello yogurt rispetto al latte).

mercoledì 9 gennaio 2008

il latte di donna e l'importanza dell'allattamento al seno


Il latte è considerato un alimento completo solo per il lattante appartenente alla stessa specie della mamma che lo produce; così il latte di mucca è alimento completo per il vitellino, come quello di donna lo è per il neonato.
Il latte di donna, per esmpio, è meno concentrato in poteine (1,1 g per 100 g di prodotto), rispetto al latte di mucca (3,3g per 100 g). Un sovraccarico proteico eccessivo, infatti, è inutile al fine della crescita e dannoso per un apparato escretore ancora immaturo quale è quello del neonato. Inoltre, il latte di mucca, contiene una maggiore quantità della proteina caseina rispetto al latte di donna, mentre quest'ultimo ha una maggiore percentuale di lattoalbumina: questa caratteristica fa del latte umano un alimento più digeribile.
Altre proteine importanti nel latte di donna sono: le IgA e la lattotransferrina. Le IgA conferiscono al neonato immunità passiva naturale fino alla fine dell'allattamento e questa caratteristica non può essere riprodotta in nessun latte 'umanizzato'. La lattoferrina è la proteina responsabile, a livello intestinale, dell'assorbimento del ferro, elemento poco presente nel latte, ma che grazie a questa proteina viene interamente assorbito. Anche il latte di mucca presenta questa proteina che però è termolabile, ed essendo necessario per questo latte il riscaldamento, l'assorbimento del ferro, da parte del neonato nutrito con latte artificiale, è compromesso.
La qualita dei grassi del latte di donna riflette la qualità dei grassi della dieta; in questo modo possono anche essere presenti gli acidi grssi insaturi, con beneficio per il neonato.
I minerali sono mediamente meno rappresentati nel latte di donna rispetto al latte di mucca , ciò è un vantaggio per l'apparato escretore del neonato, ancora immaturo.
Le vitamine del gruppo B, sono meno rappresentate nel latte di donna, ma sono pur sempre in quantità sufficente a coprire i fabbisogni del neonato. La vitamina C è invece maggiormente concentrata nel latte di donna e forse l'allattamento al seno, rappresenta l'unica possibilità per il neonato di introdurre tale vitamina, dato che la vitamina C è termolabile e riscaldando il latte di mucca, essa viene quasi totalmente distrutta.
E' importante sottolineare, sia per i neonati allattati al seno che per quelli alimentati col latte artificiale, l'importanza dell'assunzione di supplementi di vitamina k (L.A.R. 10 mcg/die), che risulta essere carente nel latte, e che non può ancora venire prodotta dalla flora intestinale del lattante, non ancora ben formata.

lunedì 7 gennaio 2008

Il Tè


Molto antico è l'uso del tè, presente in Cina fin dal 350 d.C. Venne importato in Europa insieme al caffè nel 1600.
Si tratta di un infuso di foglie di Tea sinensis. Le foglie possono essere utilizzate fresche dopo essiccamento a 70°C o a vapore, oppure dopo che sono state fatte appassire.
Nel primo caso avremo il tè verde, nel secondo il tè nero.
Nel tè nero, alcuni composti fenolici delle foglie, durante l'invecchiamento, si ossidano in sostanze dal colore rosso o bruno. Nel tè verde, gli enzimi ossidanti sono disattivati dal trattamento, perciò la quantità di composti fenolici a carattere antiossidante è maggiore che nel tè nero. Per tale ragione, si consiglia l'uso abituale di tè verde che può essere utile nella prevenzione di aterosclerosi e tumori.
Nell'infuso sono presenti, tra le altre, sostanze azotate come caffeina (che nel tè è la cosiddetta teina), teofillina e tannini. Il contenuto medio di caffeina in una tazza di tè è circa di 50-80 mg.
La presenza di tannini può provocare fenomeni di stipsi.